Ho avuto un’infanzia perfetta: perché ho così tanti problemi?

Su internet gira un meme molto popolare che ritrae un bambino che piange e una scritta che dice: “Ho avuto un’infanzia perfetta, finché il mio psicologo non me lo ha chiesto”. È una battuta, ma fino ad un certo punto. Nella realtà, è una cosa che accade abbastanza spesso con gli utenti in terapia che credono sinceramente che nella loro famiglia sia andato tutto bene.

Olivia era solita “attaccarsi” ai suoi uomini e aveva molta paura di essere abbandonata. Aveva così tanta paura che dimenticava di chiedersi: “Come sto in questa relazione? Forse è ora di andare avanti?”. Si è rivolta a uno psicologo quando si è resa conto di portare avanti una relazione con un partner che la umiliava e che non l’apprezzava. Per qualche motivo, lei sentiva che fosse tutto… normale. Non vedeva altre opzioni possibili. Quando il terapeuta le ha chiesto dei suoi genitori, Olivia ha detto con sicurezza che ci aveva già pensato, poiché sa che l’infanzia influenza le scelte e il comportamento delle persone nell’età adulta, e che non aveva trovato nulla. I suoi genitori sono normali e la sua è stata un’infanzia tranquilla e serena!

Soltanto durante la terapia, è venuto fuori che il padre di Olivia era un alcolizzato. In qualche modo, per caso, si è ricordata che, quando tornava a casa ubriaco, costringeva sua figlia a sedersi accanto a lui e ad accarezzargli la testa, perché era una cosa che lo faceva sentire meglio. E sua madre costringeva Olivia a sedersi e a “mostrare tenerezza” a suo padre, perché soltanto questo lo avrebbe calmato. Se Olivia provava a rifiutarsi, sua madre le diceva che sarebbe stata colpa sua se suo padre se ne fosse andato o se si fosse fatto del male.

Per il resto, la sua infanzia è stata… abbastanza buona… 

La nostra psiche è concepita in maniera tale da preservare i nostri genitori e, persino, in modo da “destreggiarsi” tra i fatti, cosicché possiamo credere sinceramente che sia andato tutto bene.

Alcune storie vengono, semplicemente, cancellate dalla memoria e possono essere improvvisamente ricordate durante la terapia (o tra le sedute).

Ad esempio, un utente “ha ricordato” di avere uno zio che aveva abusato sessualmente di lui quando aveva 7 anni. Poi la famiglia si è trasferita e lui non aveva mai più visto questo zio. Sembrava essersene completamente dimenticato.

Altre storie sono percepite come assolutamente normali, perché il soggetto non sa che esiste un’alternativa.

La madre di Luana amava molto sua figlia, glielo diceva molto spesso. Luana, però, ha dovuto costantemente lavorare sodo per meritare questo amore. Innanzitutto, ha dovuto imparare a leggere più velocemente di chiunque altro. Poi ha dovuto vincere i campionati di ginnastica: sua madre l’ha iscritta a ginnastica quando aveva 3 anni. Prendere buoni voti (“Solo una B? Perché non una A?”). Avere un bel fisico (“Ascolta, se continui a mangiare così non piacerai a nessuno”). E così via. Per tutta la vita, Luana ha avuto paura di non essere all’altezza e che sua madre smettesse di amarla. È andata da uno specialista quando ansia, attacchi di panico e perfezionismo hanno iniziato a soffocarla. Per lei, però, era difficile credere che ci fosse qualcosa di “sbagliato” nella sua famiglia, perché “mia madre ha fatto di tutto per me!”

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Non sei sicuro da dove iniziare?

I genitori, anche quelli amorevoli e premurosi, non sempre capiscono cosa può ferire un bambino e come impedire che ciò accada. Non stiamo parlando di abusi mentali e fisici: quelli sono casi ovvi. Scaviamo più a fondo. Ecco la hit parade dei casi meno ovvi:

○ Confronto costante con gli altri (“Guarda Alessia: prende voti migliori dei tuoi e aiuta sua madre nelle faccende domestiche… E i suoi capelli sono lunghi e belli, mentre tu li hai tagliati corti”)

○ Non credere nelle capacità del bambino (“Non riuscirai! Non è una cosa che fa per te!”)

○ Non essere dalla parte del bambino (“Sì, signora Rossi, mio ​​figlio è colpevole. Ha ragione, è colpa sua! Non importa quello che dice.”)

○ Forzare tuo figlio a ricoprire il ruolo di genitore (“Solo tu, mio adorato, puoi prenderti cura di me! Hai solo 12 anni e sei già così intelligente. Non posso farcela senza il tuo aiuto.”)

○ Ignorare i bisogni del bambino e sminuire i suoi sentimenti (“Lo supererai”, “Non dire bugie, non fa per niente male!”)

Non stiamo dicendo che tutti i problemi provengono dall’infanzia, non è sempre così. È molto improbabile, però, che l’infanzia di una persona sia stata ideale, se ha serie difficoltà con l’autostima, le dipendenze, le paure, ecc.

I nostri genitori non sono sempre da biasimare per questo. Spesso non si tratta tanto di colpa loro quanto, perlopiù, di sfortuna. Le loro vite possono essere state difficili: hanno dovuto lottare per portare il cibo in tavola. Potrebbero non avere la conoscenza, il tempo e l’energia per qualsiasi altra cosa. Il nostro compito non è attribuire colpe, ma trovare la causa alla radice dei problemi. Dovremmo trovare ciò che è danneggiato e aggiustarlo, abbandonando atteggiamenti sbagliati, risentimenti e comportamenti disfunzionali.


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